mercredi 14 juillet 2010

L' AFFASCINANTE STORIA DEI VULCANI DI ALVERNIA

Abbiamo intrapreso questa ultima fatica poiché ci siamo resi conto che in Italia rimane sconosciuta ai più la regione francese dell’Alvernia, zona caratterizzata da un vulcanismo antichissimo e inattivo, ma interessantissimo e particolarmente ricco sotto il profilo geo-morfologico, nonché per la serenità e la bellezza del paesaggio naturale. Si tratta, quindi, di una sorta di illustrazione, ad uso degli Italiani, della storia antica e affascinante dei numerosi vulcani di una regione europea che vale la pena di scoprire, ma che non ha in fondo alcuna pretesa di essere una trattazione accademica ed esaustiva sull’argomento.

Per l’Alvernia, regione situata al centro della Francia benché leggermente spostata verso Est e contenente buona parte del Massiccio Centrale, tutto comincia, almeno nel campo delle scoperte geologiche, nell’anno 1752. Si può affermare che i suoi vulcani nascono proprio allora, quando cioè Etienne Guettard presenta, davanti all’Académie Royale des Sciences, i risultati delle sue ricerche contenuti nell’opera dal titolo “MÉMOIRE SUR QUELQUES MONTAGNES DE LA FRANCE QUI ONT ÉTÉ DES VOLCANS”. L’Alvernia rappresenta quindi la più grande formazione vulcanica d’Europa ed è stata articolata nelle seguenti catene che si differenziano per il periodo e le caratteristiche geo-morfologiche e minerali: a Nord della regione troviamo la Chaîne des Puys (la catena dei Puys); ad Est di questa catena, vi sono invece le colline vulcaniche che punteggiano la pianura della Limagne; a Sud di entrambe, scopriamo i vulcani del Cézalier; ancora più a Sud il superbo strato-vulcano del Cantal; infine, tra la Catena dei Puys e il Cézalier, la catena dei Monts Dore, gli ultimi a formarsi in ordine di tempo.

Le prime esplosioni vulcaniche in Alvernia risalgono a circa 60 milioni di anni fa, ma la fase più attiva del suo vulcanismo comincia intorno a 20 milioni di anni fa e prosegue fino ad un periodo piuttosto recente: appena 10.000 anni fa per alcune formazioni della catena dei Puys.

La Catena dei Puys, dominata dal Puy de Dôme (1465 m.), è costituita da una splendida fila di 80 vulcani tra coni, dômes (vulcani dalla cima arrotondata) e crateri di origine idromagmatica detti “maar”, che si allungano per una quarantina di chilometri fino alle porte della città di Clermont-Ferrand. I crateri del Puy Pariou e del Puy de Côme ci ricordano che ben 60 degli 80 vulcani della catena sono dei “coni di scorie” e la freschezza della loro forma evoca infatti la loro giovane età nella scala delle ere geologiche. Gli studiosi hanno determinato che le dinamiche di formazione del vulcanismo in Alvernia sono state molto simili a quelle dell’Etna: una fessura si apre sui fianchi del vulcano, grosse bolle di gas provenienti dal magma risalgono in superficie ed esplodono, accumulando brandelli di lava intorno al cratere. Si forma così un cono di scorie che cresce progressivamente ed è accompagnato da una colata lavica.
Un primo caratteristico tipo di apparato della catena dei Puys sono i cosiddetti “coni slabbrati” (cônes éguelés), come quelli gemelli de la Vache e di Lassolas. Il nome deriva dal fatto che non hanno crateri chiusi. La particolarità è dovuta all’emissione di una colata lavica mentre le esplosioni formano parzialmente il cono. Una parte delle scorie espulse ricade sulla colata e le trascina come un tapis roulant mantenendo un’ampia apertura laterale.
Alcune migliaia di anni più tardi la colata è ancora visibile e dà luogo a paesaggi unici chiamati localmente “cheires”. Le Cheires d’Aydat e de Côme sono le principali sciare della catena dei Puys, si estendono per chilometri, sono costituite da ammassi di blocchi instabili e di grandezza variabile e hanno dato a questo paesaggio, dove solo gli alberi riescono a crescere, una caratteristica particolare. Sulla superficie caotica, le colate hanno uno spessore che varia da 1 a 20 metri.
La parte più dura e compatta, che si trova nel cuore della colata, è sfruttata da secoli come materiale di costruzione. E’ una roccia chiamata dai geologi trachi-andesite, è estremamente solida, compatta, resistente, difficile da lavorare. La più conosciuta è la pietra di Volvic, usata tra l’altro per costruire la cattedrale di Clermont-Ferrand e molte abitazioni di varie città della regione.
Il secondo tipo di apparato semplice della catena dei Puys è rappresentato dai “dômes” (vulcani dalla sommità arrotondata), formati da una roccia di colore chiaro, facile da lavorare e sfruttata fin dall’epoca gallo-romana. Privi di cratere, questi apparati vulcanici sono il risultato dell’arrivo in superficie di lava densa che non riesce a scorrere. L’accumulo di grandi masse di questo tipo di lava può sprofondare, liberando improvvisamente dei gas che formano una nube ardente. Questa si lascia dietro un deposito particolare, costituito essenzialmente da una roccia polverizzata dall’esplosione dei gas. Il più maestoso vulcano della catena dei “dômes” culmina a 1465 m. e si chiama Puy de Dôme, da cui prende il nome il dipartimento.
Il terzo tipo di apparato vulcanico della catena di Puys è detto “maar”, come il cono del Pariou costituito da un grosso cratere esplosivo riempito di acqua, a formare un lago circolare. Questo tipo di apparato vulcanico nasce dall’incontro dell’acqua e del magma. Il calore intenso vaporizza l’acqua e provoca violente esplosioni ritmiche formando un grande cratere circondato da un anello di depositi e un immenso pennacchio: sono le esplosioni freato-magmatiche. Al contatto con l’acqua, dei brandelli di lava si sono raffreddati prendendo delle forme mammellonate dette “bombe a cavolfiore”. La maggior parte dei “maar” è stata riempita da sedimenti o prodotti vulcanici e sono quindi oggi praticamente invisibili nella catena dei Puys.

Ai piedi della catena dei Puys la Limagne, 25 milioni di anni fa, era un’immensa palude fangosa dalla quale si sprigionavano gas magmatici. In questo contesto si sono formati i crateri esplosivi che avrebbero dato luogo più tardi alle colline di Limagne. I picchi vulcanici che disseminano questa pianura non sono sempre stati dei rilievi. Sono spesso antichi laghi di lava che hanno riempito il cratere e che hanno resistito meglio all’erosione rispetto alle marne e ai calcari che li circondavano. Si osservano quindi oggi nella Limagne diversi tipi di colline, corrispondenti a diversi livelli di erosione.

L’altopiano del Cézalier. Circa 4-5 milioni di anni fa, grosse colate di basalto hanno formato questa piccola zona vulcanica, a cavallo tra i dipartimenti del Puy-de-Dôme e del Cantal. Al confine tra il Cézalier e i Monts Dore si trovano una serie di laghi e di torbiere che testimoniano il mescolarsi di attività vulcaniche e glaciali. Il Cézalier contiene il maggior numero di torbiere di tutta l’Alvernia: dal momento in cui i ghiacciai si sono ritirati (da poco più di 10.000 anni), l’acqua è rimasta imprigionata in conche nelle quali si è conservato un vero e proprio museo vivente. Vi si trovano perfino le rarissime piante carnivore, ritenute delle vere e proprie reliquie del periodo glaciale. Avvicinandosi al lago situato nel cono vulcanico del Montcyneire, entriamo nell’area dell’attività vulcanica più recente dell’Alvernia. L’insieme formato dal Montcyneire, dal Montchal e dal Pavin risalgono infatti a soli 7000 anni fa.

Nonostante il suo aspetto di montagna, il Cantal è il più grande vulcano d’Europa. La sua attività si è scaglionata tra 11 e 3 milioni di anni fa. Si estende su 2800 km², cioè due volte la superficie attuale dell’Etna che è tuttavia il più grande strato-vulcano attivo d’Europa. Dopo i coni, i “dômes” e i “maar”, la cui dimensione supera raramente il chilometro di diametro, lo strato-vulcano del Cantal e quello dei Monts Dore presentano dimensioni ben diverse.
Dalla Nuova Zelanda all’Italia, gli strato-vulcani sono molto frequenti nel mondo: questi grandi apparati vulcanici complessi sono spesso alti diverse migliaia di metri; la loro attività si estende su varie migliaia e anche milioni di anni. Un ciclo eruttivo corrisponde a fasi di costruzione e distruzione. Lo strato-vulcano si forma mediante un alternarsi di eiezioni e di colate che possono provenire da un cratere centrale o da piccoli coni annessi. Alcune decine di migliaia di anni più tardi il magma del serbatoio sotto il vulcano è saturo di gas: può quindi prodursi una gigantesca eruzione; un pennacchio di 30 km si innalza e ricade in vaste colate di ceneri e pomici, la camera magmatica si svuota, mentre la sommità sprofonda creando una depressione detta “caldera”. L’instabilità di un tale ammasso di rocce e blocchi provoca imponenti sfaldamenti dei fianchi dello strato-vulcano (sono le valanghe di detriti). Tra i grandi strato-vulcani attivi d’Europa i più conosciuti sono l’Etna, il Vesuvio e lo Stromboli.
Le attuali cime del Cantal: Puy Griou, Plomb du Cantal, Puy Mary corrispondono a dei punti di fuoriuscita di lava al centro dell’edificio vulcanico. Tra le cime, le creste slanciate che dominano le valli lasciano apparire numerosi strati che corrispondono ad antiche colate e che costituiscono la parte essenziale del vulcano cantaliano.
Con la loro entità le colate dell’Etna evocano l’attività passata del Cantal i cui sfoghi, che partivano da ogni lato, hanno formato gli altipiani che separano le valli a raggiera chiamati “planèzes” (platea di lava a forma triangolare). Per capire come un fiume di lava può diventare, alcuni milioni di anni più tardi, una cresta, una “planèze” o un dicco bisogna evocare il principio del rilievo invertito: compaiono dei punti di fuoriuscita, si formano dei coni, la lava fluida scorre in fondo alle valli come un fiume incandescente. Dopo essersi raffreddata, l’erosione interviene con la sua azione facendo scomparire le rocce più tenere che circondano la colata; il rilievo appare così invertito e questo dà luogo a curiosi paesaggi come quello dello straordinario sito di Carlat.
Come ci si poteva aspettare, in un paesaggio di planèzes percorse da centinaia di ruscelli, gli orli delle colate diventano la cornice ideale per innumerevoli cascate. Gli orli delle colate, sgombre da vegetazione, sono spesso l’occasione per capire le diverse strutture che appaiono al momento del raffreddamento della lava. A Bort-les-Orgues si vede una gigantesca e semplice colonna di basalto, mentre alle porte di Saint-Flour appaiono diversi livelli chiaramente visibili: alla base ritroviamo la colonna dai prismi paralleli e regolari sormontata da una serie di prismi più piccoli, disordinati e irregolari.
Le inversioni del rilievo non sono solo riservate alle colate. Lo stesso principio geologico vale anche per gli innumerevoli camini vulcanici che punteggiano il Cantal. La lava rappresa all’interno del condotto e gli antichi laghi di lava intrappolati all’interno dei crateri, hanno resistito all’erosione. Per questo è famosa la città di Murat, grazie ai tre apparati di roccia lavica che la circondano, tra cui quello di Chastel-sur-Murat.
Bisogna dire che sono rari in Francia i dipartimenti che, come il Cantal, hanno conservato una tale unità paesaggistica e architettonica. Come ovunque in Alvernia, ma in modo ben più evidente nel Cantal, vi è un fortissimo legame tra i centri abitati e l’ambiente. Scalpellini, muratori e architetti hanno avuto il merito di saper lavorare queste pietre vulcaniche e diffondere le loro opere nei paesaggi circostanti.
Risalendo i fiumi, si giunge alla moltitudine di sorgenti e ruscelletti che convergono in fondo alle valli. Sono una decina a scendere a raggiera intorno alle cime principali. In origine il Cantal era molto più elevato di oggi: parliamo di 3500 metri, mentre oggi il punto culminante, il Plomb du Cantal, è alto solo 1855 metri. Questo considerevole abbassamento del rilievo è spiegabile in vari modi: innanzitutto l’erosione, ma oggi sappiamo anche che il fattore più importante è quello delle valanghe di detriti.
Per trovare un bell’esempio di valanga di detriti in Alvernia, bisogna andare a Perrier, alla periferia dei Monts Dore. Il deposito lasciato dalla valanga di detriti è composta al contempo da pezzi intatti di vulcano che resistono sotto forma di “funghi d’erosione” (cheminées de fées) e da diversi prodotti schiacciati e mescolati. Gli uomini hanno scavato delle abitazioni in questa roccia sufficientemente friabile per essere lavorata, ma abbastanza solida da non crollare. Qui sono vissuti fino al XIX secolo. A qualche chilometro da lì, altri uomini hanno scavato un intero paese nella roccia. Nelle grotte di Jonas, avevano sistemato case, stalle e anche una cappella trogloditica i cui affreschi risalgono al X secolo.


Alcune sezioni di terreno presentano in Alvernia le stesse scorie rosse che si trovano a Jonas. Questo colore è significativo di una lunga esposizione ad un’altissima temperatura. Vi si trovano blocchi scoriacei che contengono minerali tipici come il pirossèno, ma si osservano anche alcune bombe affusolate che contengono minerali e pezzi di granito strappati allo zoccolo (substrato rigido della crosta terrestre).

La storia dello strato-vulcano dei Monts Dore è cominciata più di 4 milioni di anni fa ed è terminata circa 250.000 anni fa. La più grande eruzione che i vulcani d’Alvernia abbiano mai conosciuto, ha avuto luogo qui circa 3 milioni di anni fa. Un immenso pennacchio ha provocato la fuoriuscita di ceneri e pomici su un’area di più di 100 km². Lo spessore dello strato di pomice raggiunge più di 20 metri a Rochefort-Montagne. Questa formazione è costituita da piccole particelle agglomerate nelle quali si trovano delle pomici fibrose. Questa roccia bianca, ricca di silice, è chiamata riolite.
Dopo la grande eruzione, l’attività è proseguita tra i Monts Dore in modo meno violento. Come sull’Etna, i crateri centrali erano accompagnati da eruzioni laterali. Il magma giunge in superficie risalendo da strette fratture. Queste rocce, che si ergono ancora sui fianchi dell’Etna, ricordano “ La Dent de la Rancune” nella Valle di Chaudefour, valle che è anche la più grande riserva naturale della regione. Proprio lì vicino, la “Fontaine salée” prolunga l’aspetto selvatico del Massiccio. Dalla parte opposta, la valle del Mont Dore e quella della Bourboule conducono ai piedi del Sancy che, con i suoi 1885 metri di altitudine, è il punto culminante di tutto il Massiccio Centrale.
Se si desse uno sguardo panoramico dall’alto al massiccio dei Monts Dore, si scorgerebbero in lontananza il Lago di Guéry e lo straordinario sito formato dai picchi denominati “Roche Tuilière” e “Roche Sanadoire”. Questi ultimi sono dei “dômes” antichi 2 milioni di anni. I ghiacciai che li hanno ricoperti, e che si sono ritirati circa 10.000 anni fa, hanno modellato una magnifica vallata fra le due montagne. La Roche Tuilière è composta da basalti prismatici sfaldati che fanno pensare ad una pila di piatti. Nei secoli hanno prodotto naturalmente delle belle lastre di “lauze” con le quali gli uomini hanno ricoperto le proprie case, da cui il nome di “tuilière”. Queste lastre emettono un tintinnio sonoro che le ha fatte chiamare dai geologi “fonoliti”. Anche gli abitanti della zona avevano notato questa particolarità, tanto che avevano chiamato uno di questi picchi “Sanadoire”, cioè “quella che risuona” nel dialetto locale. L’erosione, l’infiltrazione d’acqua e il gelo hanno poi continuato l’opera dei ghiacciai dislocando la roccia e lasciando ai piedi della Sanadoire un enorme ghiaione.

Il nostro viaggio intorno ai vulcani d’Alvernia termina qui. Tuttavia, ci rendiamo conto che la descrizione di queste antiche montagne di origine vulcanica, per quanto dettagliata ed esauriente, non rende loro giustizia. Siamo convinti che un paesaggio naturale vada anche esplorato e conosciuto da vicino, per poterne assumere tutti i colori e i suoni e gli odori. Noi, che abbiamo avuto la fortuna di percorrere quegli splendidi paesaggi, abbiamo il privilegio di portarci dentro intense sensazioni che non è facile esprimere a parole. Riteniamo, infatti, che solo il viverli possa davvero rendere giustizia alla bellezza cangiante di paesaggi come quelli dell’Alvernia e permetterne una totale contemplazione.


Gli alunni e i docenti del partenariato Comenius
dell’Istituto “Pietro Branchina” di Adrano


Note bibliografiche:
- Ci siamo basati soprattutto sulla ricostruzione storico-geologica dei vulcanologi francesi Frédéric LECUYER e Christian BOUCHARDY.
- Abbiamo consultato i seguenti siti, che consigliamo a chi voglia cercare delle immagini significative e ulteriori informazione sui vulcani d’Alvernia: http://www.auvergne.fr/index.html?m=1
http://www.auvergne-centrefrance.com/
http://translate.google.fr/translate?hl=it&langpair=en%7Cit&u=http://about-france.com/regions/auvergne.htm
http://www.cantaltourisme.fr/film/film-cantal4.html
http://www.cantal.com/page.php?Theme=368&Rubri=375&f_cat=8&f_tri=0&Page=2&f_cherche=
http://www.puymary.fr/
http://www.youtube.com/watch?v=oiePvlmpZmc
http://www.youtube.com/watch?v=rVmVeY_yjUo&feature=PlayList&p=8CC03A70523A0056&playnext_from=PL&playnext=1&index=11
http://www.youtube.com/watch?v=25HDFCiHMks
http://www.youtube.com/watch?v=2ydFx_LE8Vk